Tre giorni di freddo intenso che propiziano una primavera lunga e soleggiata: i fatidici “giorni della merla” sono una leggenda contadina o c’è davvero qualcosa di vero? E, soprattutto, che storia c’è dietro questo detto così strano? Facciamo un salto nell’affascinante territorio della meteorognostica.
C’è un lungo trittico di giorni in cui l’ostico gennaio risulta persino più freddo del solito: molti di voi, ricordando forse i detti di nonni e genitori, avranno già intuito che si tratta dei cosiddetti giorni della merla, gli ultimi tre del mese, che la tradizione definisce come i più gelidi di tutto l’anno. Ma, come spesso accade quando si contemplano le leggende contadine, non tutto il male viene per nuocere: più i fatidici tre giorni saranno freddi, infatti, più la primavera sarà rapida e bella. Viceversa, a giorni della merla tiepidi – come sono stati, ad esempio, quelli del 2021 – corrisponderà una primavera ritardataria e piovosa.
Ma da dove deriva la leggenda dei giorni della merla? Prevedibilmente, la vera risposta si perde nella notte dei tempi. Diciamo che ci sono interpretazioni più realistiche, contrapposte a versioni con una dose maggiore di poesia.
C’È MERLA E MERLA
Al primo versante appartiene quella che identifica la Merla con un grande cannone, che secondo il reverendo lucchese Sebastiano Pauli andava portato da una riva all’altra del fiume Po. Per farlo si scelse di attendere la fine di gennaio, quando il fiume era solito gelare: approfittando della spessa coltre di ghiaccio, si poté spingere l’arma senza sforzo. Sempre Pauli parla di una nobildonna, la de Merli appunto, che usò lo stesso stratagemma – e dunque gli stessi giorni – per attraversare il fiume e raggiungere così il proprio amato.
Ma noi preferiamo la versione più romanzata, che parla proprio di una merla: il volatile, che al tempo era bianco, ogni anno era costretto a fare i conti col perfido gennaio, il quale la sorprendeva con ghiaccio e neve non appena lei metteva il becco fuori dal nido per procacciare cibo per i propri pulcini. Un giorno, la pennuta si fece furba: racimolò con buon anticipo provviste sufficienti per un intero mese e si mise comoda ad attendere i ventotto giorni di gennaio. Sì, perché al tempo gennaio – narra la leggenda – di giorni ne aveva ventotto: e fu proprio allora che, scornato dall’intelligenza della merla, il mese chiese in prestito tre giorni a febbraio pur di coglierla di sorpresa. Così fu, infatti: la merla, che credeva di averla fatta franca, dovette rifugiarsi dentro il comignolo di una casa per non dover affrontare tutto il gelo che gennaio le aveva riservato in quegli ultimi tre giorni. Quando il 1° di febbraio ne riemerse, lei e i suoi pulcini erano sì vivi, ma totalmente neri di fuliggine: da quel giorno, si narra, tutti i merli sono neri. E gennaio ha 31 giorni.
NON SOLO “MERLE”
Le giornate della merla si inquadrano nella affascinante e prolifica disciplina definita meteorognostica, una sorta di “meteo proverbiale” derivante dallo studio e dalla raccolta di tutti quei detti che – a metà tra osservazione e superstizione – i contadini usavano in passato per definire, gestire e talvolta prevenire gli eventi meteorologici. Una pratica comune ai braccianti di tutto il mondo, tanto è vero che la meteorognostica assume il nome di Bauernregeln (“regole contadine”) in Germania, di weather sayings in Inghilterra e di weerspreuken in Olanda. Nel mare magnum di date e ricorrenze, almeno per quanto riguarda l’Italia, trovate non solo i tre giorni di cui vi abbiamo ampiamente parlato poc’anzi, ma anche appuntamenti meno noti come i “santi di ghiaccio”, la Candelora o San Bartolomeo, ricorrenza di fine maggio che per chi lavorava nei campi segnava l’inizio dell’estate. E sarà un modo inedito per passare il tempo, nell’attesa di una primavera che – merla o non merla – speriamo giunga davvero al più presto.